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LETIZIA TOMASINO
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Un giallo coinvolgente, introspettivo e romantico...un'opera nuova che scava nei meandri della mente e del cuore della giovane protagonista. Giovane, troppo giovane per raccontarla dall'esterno, l'incredibile Rosetta, troppo giovane e vulcanica per riuscire ad abbracciare l'immensità dei suoi pensieri e delle sue sensazioni...
Gaetano Di Chiara
Letizia Tomasino è una scrittrice che senza ricorrere ad artifizi riesce a raccontare delle storie anche dolorose ma rispettando le variegate sfaccettature dell'animo umano, ponendoti spunti di riflessione e di conseguente crescita personale non da poco. È un talento della scrittura da seguire con interesse, sono certa che ci riserverà belle sorprese.
Paola Di Natale
Il libro e' un giallo dai toni erotici, molto ben congegnato e puo' essere descritto come Agatha Christie incontra Xaviera Hollander nella provincia siciliana.
Ernesto Tomasini

I MIEI LIBRI
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Tutto cominciò col ritrovamento del cadavere.
Una ragazza. Dentro il confessionale dell’unica chiesa del piccolo paese in provincia di Palermo.
Il corpo della giovane era stato scoperto dal parroco della chiesa di San Matteo, padre Pino.
Ninetta, la donna più anziana e devota del paese gli aveva chiesto se potesse confessarla subito perché aveva un peccato fresco fresco di giornata e si voleva levare di corsa il pensiero. Padre Pino si era svegliato da poco e aveva consumato solo il caffè, aspettava la perpetua che gli venisse a preparare la colazione, poi il suono del campanello l’aveva scosso e aveva risposto al citofono. Non poteva essere la signora Pia, la perpetua, perché lei possedeva le chiavi della sacrestia. Rispose e poi guardò l’orologio: erano le sei del mattino. La signora Ninetta, da quando gli era morto il marito, non aveva altro da fare che stare a pregare e a confessarsi per un nonnulla.
Pazientemente, il prete scese le scale e aprì il portone della piccola chiesa annessa alla sacrestia, non tutto, ma soltanto quella porticina a misura di uomo che i portoni spesso contengono in se stessi, e disse alla signora Ninetta di aspettare che accendesse le luci. Si trascinò verso l’altare. Il suo sguardo fu attirato da un particolare che lo fece girare dal lato del confessionale: c’era una scarpa rossa che penzolava fuori dalla tenda. In un primo momento pensò che a qualcuno dei fedeli fosse caduto quel sandalo, andò per prenderlo nella penombra, ma all’atto di afferrarlo si rese conto che c’era anche un piede ad accompagnare quella calzatura, si spaventò e andò subito all’interruttore per accendere la luce. La signora Ninetta si stava già inginocchiando pronta per essere confessata, Il prete la prese per un braccio e la condusse alla porta.
«È meglio che aspetti fuori».
«Cosa è successo?», chiese la donna.
Il prete, pallido, la fissò a lungo: «Credo qualcosa di orribile», e così dicendo si precipitò verso il gabbiotto di legno del confessionale per scostare la tendina. La signora Ninetta lo seguì, in punta di piedi. Era una donna curiosa.
La rappresentazione, atroce, che si presentò agli occhi di padre Pino fu quella di una ragazza che conosceva, seduta nel piccolo scranno ove si sedeva per le confessioni; nuda, ma con quei sandali rossi ai piedi ormai smunti. Aveva l’addome aperto; i seni asportati e in bocca un pene di gomma. Richiuse di scatto la tenda e scantonò a chiamare i carabinieri nella vicinissima caserma, dimenticando la presenza della parrocchiana mattiniera. La signora Ninetta, mentre il prete usciva, si avvicinava e scostava anche lei la tenda, tanta era la curiosità di vedere chi c’era lì dentro. Quando, dopo una infinità di secondi, comprese che era Rosetta, la figlia diciassettenne della sua vicina di casa, cominciò a gridare e scappò anche lei, avendo cura di chiudere il portone della chiesa, a dare la notizia a tutto il paese.